Disoccupazione giovanile, la Commissione europea scende in campo

Permettere a tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni, membri dei paesi Ue, di ricevere un’offerta di lavoro, di studio, di apprendistato o di tirocinio entro quattro mesi dalla fine del proprio ciclo di istruzione o dall’inizio di un periodo di disoccupazione.
La sfida della Commissione UE contro la disoccupazione giovanile è ambiziosa, soprattutto perché  arriva alla fine di un anno critico per la popolazione europea con meno di 25 anni. Il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni nell’ultimo quadrimestre è mediamente pari al 22,7% del totale della popolazione dei paesi dell’Unione Europea di quella fascia d’età. Un valore che in 10 Stati supera il 25%, con punte negative in Grecia e Spagna (55%) e in Italia (36%). Ancora evidente il problema NEET (not in employment, education, trading), ossia giovani che non studiano né lavorano o intraprendono alcun percorso di formazione: nel 2011 7,5 milioni di ragazzi (tra i 15 e i 24 anni) dei paesi UE rientravano in questa categoria, con una percentuale pari al 12,7% del totale (dati Eurostat).

La Commissione punta, quindi, l’attenzione attraverso una proposta di raccomandazione, ossia una direttiva non vincolante con una serie di suggerimenti indirizzati ai paesi membri.
Per fronteggiare il problema dell’abbandono scolastico o universitario l’organo dell’UE promuove un sistema di garanzie per i giovani, sostenuto finanziariamente dal Fondo Sociale Europeo e integrato dagli stati membri. La garanzia deve essere attivata entro quattro mesi dalla fine della formazione o dell’inizio della disoccupazione. Esempi di misure di garanzia supportate dal Fondo sono: messa a punto di strategie di sensibilizzazione contro l’abbandono scolastico, sostegno ai giovani a rischio per l’acquisizione del titolo di studio secondario superiore, incoraggiamento alle scuole e ai servizi dell’impiego per fornire una guida costante su imprenditorialità e lavoro autonomo per i giovani. E ancora: sostegno ai datori di lavoro per garantire ai giovani un periodo di apprendistato o di inserimento lavorativo, promozione  dell’occupazione  e della mobilità, pubblicizzando offerte di lavoro, tirocini e apprendistati disponibili in diverse aree, e fornitura di un adeguato sostegno a coloro che si sono trasferiti per formazione o lavoro in un altro paese UE.
Quanto costa attuare una sistema di garanzia? A luglio 2012 l’ILO ha indicato una cifra pari allo 0,45% del PIL della zona euro, ossia 21 miliardi di euro, un valore nettamente più basso rispetto ai 153 miliardi stimati da Eurofound come costi di disoccupazione, inattività e perdita di produttività (sempre per i paesi della zona euro) Soluzioni del genere sono già state attuate con successo in paesi come Finlandia e Svezia.
Altro punto: aiutare i giovani nella fase di ingresso nel mondo del lavoro. In quest’ottica si inserisce il quadro di qualità per i tirocini, da realizzare seguendo le direzioni tracciate dalla Commissione UE. I tirocini, come sottolinea la Commissione, possono essere utilissimi nella transizione dallo studio al lavoro, ma spesso il reclutamento degli stagisti a costo zero o la mancanza di un serio progetto formativo ne sviliscono il valore. Le tre opzioni delineate sono: elenco di alcuni requisiti di qualità, come un contratto di tirocinio obbligatorio, che contenga remunerazione, definizione chiara degli obiettivi di apprendimento, previsione di una durata limitata e di un tetto massimo di mesi per la durata dei tirocini successivi. Seconda ipotesi è la creazione di un marchio di qualità con requisiti simili. La terza è, infine, la creazione di un sito di informazione in materia di stage e legislazione sull’argomento.
Oltre ai tirocini, altri validi strumenti per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro sono apprendistato e mobilità dei giovani. Qui si inserisce l’iniziativa “Il tuo primo lavoro Eures”, lanciata dai servizi europei per l’impiego per introdurre nel mondo del lavoro per il biennio 2012/2013 5mila giovani tra i 18 e i 30 anni, fornendo loro indennità per sostenere colloqui all’estero, contributi alle spese di viaggio e sussistenza e pubblicando offerte di lavoro e tirocinio sul portale Eures.

Il pacchetto di misure diffuso dalla Commissione Europea rientra in Youth in the Move, iniziativa lanciata nel 2010 nell’intento di ridurre la disoccupazione giovanile.
C’è da dire che sono praticamente esclusi i giovani con più di 25 anni, magari laureati da più tempo ma comunque alla ricerca di lavoro o alle prese con periodi di disoccupazione più o meno lunghi a causa di contratti precari. Resta, poi, da vedere quale sarà la reazione dei singoli paesi e quali proposte saranno effettivamente recepite e messe in pratica.

 

Chiara Del Priore

 
12 dicembre 2012

Foto di huhezi


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