L’importanza dell’esperienza all’estero!

Provengo da una famiglia molto normale. Sono cresciuto in una piccola città di provincia e ho seguito il classico percorso del ‘bravo ragazzo’: liceo e poi laurea in economia. Avevo le idee confuse prima di iniziare e ne sono uscito peggio di prima! Visto che anche la laurea non era servita a chiarirmi cosa avrei voluto far da grande, mi sono buttato a capofitto nel mondo del lavoro: in banca, simbolo quasi mitologico del posto fisso e sicuro .. ma lì qualcosa ha iniziato a ticchettare. Tutta la voglia di provare e di sperimentare che non mi ero concesso prima è saltata fuori ed eccomi a dare le dimissioni da una posizione a tempo INDETERMINATO!

Tra un insulto e l’altro dei miei parenti (ai tempi avevo circa 25 anni), mi sono trovato a che fare per la prima volta con quello che IO avrei voluto fare. Ho aspettato probabilmente quel momento perché era la prima volta che potevo fare le mie esperienze senza gravare sul portafoglio di mamma e papà . Parto allora per gli Stati Uniti, dove trascorro qualche mese alla ricerca di un lavoro che, causa visti, non c’è. Mi trovo così a trascorrere un anno della mia vita a Londra dove lavoro per pagarmi vitto e alloggio. Rientro in Italia per motivi lavorativi (quando non lo cerchi, il lavoro ti insegue!), ma riparto dopo un paio di anni e viaggio in Nuova zelanda, Australia, Messico, Hawaii e California (ho il mito del surf). Questa volta lavoro quà e là giusto il minimo indispensabile e viaggio in modo molto economico, spendendo quello che molti spendono nel viaggio di nozze.

E poi ritorno. E non finisco a vivere sotto i ponti e a mendicare, ma rientro in modo piuttosto morbido nel mondo del lavoro.

Sfatiamo insieme un paio di stereotipi:

  1. Chi sogna di farsi un’esperienza di questo tipo è un irresponsabile e uno che non ha voglia di far nulla”. Niente di più sbagliato. Tutte (bè, qualche eccezione c’è sempre) le persone che ho conosciuto e che mi hanno scritto, che sognano o che hanno fatto un’esperienza di questo tipo sono esattamente il contrario. Sono persone che hanno sempre raggiunto i loro traguardi, di studio e lavorativi, e che quindi se ne pongono di sempre nuovi.
  2. E’ una cosa per pochi privilegiati”. Anche qui, grosso errore. A parte la mia esperienza di persona normale (non sono ricco e mi sono sempre pagato gli studi e le vacanze), chi si concede periodi di pausa da trascorrere in viaggio sa semplicemente vivere con poco e conosce come viaggiare in modo economico.
  3. E allora perché un’esperienza come questa, che a me piace chiamare ‘sabbatica’ (è uno stacco dalla normale routine e dalla nostra ‘zona di comfort’) è ancora vista sotto una lente così deformata? Credo che sia perché la precedente generazione non ne ha fatto esperienza e quindi non ne conosce il valore.

Così come fanno abitualmente, solo per fare un esempio, i ragazzi svedesi tra le scuole superiori e l’università, molti giovani di tutta Europa si trasferisco per un anno circa in capitali come Londra e cercano un alloggio ed un lavoro anche modesto per pagarsi l’esperienza. Cosa è in grado di dare un periodo così? Moltissimo, in termini di freschezza di idee, capacità di darsi da fare e di organizzarsi. E, come per i nostri cugini Europei, anche la nostra piccola Italia se ne sta accorgendo e così le nostre aziende iniziano a riconoscere l’importanza di questo tipo di esperienza, ne parlano e, quasi quasi, la cominciano a cercare nel curriculum.

E’ un processo non ancora concluso, ma la palla è ora a voi. Più penserete in questo modo e più il mondo del lavoro apprezzerà esperienze di vita indimenticabili come queste, che nel frattempo renderanno la vostra vita più ricca, perché saranno la benzina delle idee di domani.

Riccardo Caserini

10 agosto 2012


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