Regno Unito: basta col ‘dress code’ e i tacchi a lavoro

È legale obbligare una donna a indossare i tacchi sul posto di lavoro?
Nel Regno Unito sembrerebbe di si. Tant'è che l'impiegata Nicola Thorp, 27 anni, presentatasi sul posto di lavoro con le stesse scarpe basse indossate nel precedente impiego, si è sentita "intimare" che doveva cambiarle con scarpe dotate di un tacco alto 5-10 centimetri. La giovane lavoratrice, allora, per niente spaventata dalle conseguenze più che scontate, ha chiesto se anche ai colleghi maschi veniva sottoposta la stessa richiesta. La risposta ha coinciso con una bella risata in pieno volto. Risultato? Nicola "sbatte i tacchi sul tavolo" e si rifiuta di indossarli. Per questo viene sospesa senza paga. L'increscioso episodio diventa, però, l'occasione per intentare una bella causa all'azienda, che quest'ultima perde senza possibilità di appello.

Ed ecco che la vicenda si arricchisce di nuovi protagonisti: i deputati britannici, testimoni dell'accaduto diventato caso mediatico da dare in pasto ai social, proprio in questi giorni, hanno criticato duramente le aziende del Paese che obbligano in modo illegale le donne a vestire particolari 'dress code', che prevedono in primo luogo i tacchi alti.
Si tratta di una forma di discriminazione sessista da fermare al più presto secondo un rapporto redatto dal Women and Equalities Committee. Nonostante la pratica sia vietata dall'Equality Act del 2010, troppe società continuano a indicare un vestiario particolare alle loro dipendenti che in caso di rifiuto rischiano di perdere il posto.

Tacco si, tacco no, siamo tutti atTACCatti alla petizione di Nicola, che verrà discussa in Parlamento il prossimo 6 Marzo, dopo aver raccolto ben 150mila firme. 

Federica Colucci


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