La rivoluzione 4.0 ha conseguenze negative sul lavoro? Il Sole 24 Ore dice NO

"Il salario reale del lavoratore medio è aumentato di un fattore che varia tra le 15 e le 100 volte nel corso degli ultimi 200, 100 e 50 anni. Si sono delineati tre importanti fatti stilizzati di economia dello sviluppo (ed una certezza):
1. Nel lungo periodo, il progresso tecnologico è il principale fattore che determina la crescita economica.
2. Dalla Prima Rivoluzione Industriale (1770 – 1830) ad oggi, la tecnologia ha creato più posti di lavoro di quelli che ha distrutto.
3. La transizione verso sistemi di produzione sempre più complessi ha segnato l’inizio di una nuova epoca, caratterizzata da: concetto smithiano di “divisione del lavoro”, idea schumpeteriana di “distruzione creativa”; immensa crescita della produttività lavorativa; rapida diminuzione delle ore di lavoro settimanali; crescita senza precedenza dei salari reali.
Certezza: Contrariamente alle idee dei “Ned Ludd” di turno, le idee, l’innovazione ed il progresso tecnologico sono i fattori economici che tendono a valorizzare maggiormente il lavoro dell’uomo."

Con queste parole e tantissime altre ancora Giovanni Caccavello, research fellow in European Policy presso EPICenter ed Institute of Economic Affairs. Master (MSc) in economia dello sviluppo presso la University of Glasgow, si esprime in un post prontamente pubblicato dal Sole 24 Ore sulla quarta rivoluzione industriale, quella di retaggio spiccatamente tecnologico per intenderci, e sulle sue dirette conseguenze nel mondo del lavoro. Uno scenario tutt'altro che grigio, che apre a un dibattito pieno di speranza.

FONTE
Vai all’articolo del Sole 24 Ore


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