Tell me more

Livello di inglese? Buono, naturalmente. È quello che scriviamo tutti, che sia vero oppure no. Proprio per questo i selezionatori preferiscono verificare direttamente in fase di colloquio. Cosa ci si deve aspettare allora? E come ci si può preparare prima?

You never get a second chance to make a first impression. Se questo è vero in generale per i rapporti umani, lo è ancora di più per i colloqui di lavoro in cui tutto si gioca in pochi minuti, compreso la verifica del livello di inglese. Basta poco a un occhio allenato per capire se la persona che ha di fronte ha difficoltà a esprimersi in una lingua diversa da quella di origine. Una reazione imbarazzata, una certa povertà di vocabolario e la difficoltà ad andare oltre le prime frasi, accendono spie lampeggianti sulla performance del candidato.

La scioltezza e il parlare scorrevole, poi, che si raggiungono in un dato momento non sono dati imperturbabili. Niente come la fluidità in una lingua può deteriorarsi con il mancato utilizzo. E così ciò che avevamo dichiarato con orgoglio sul curriculum per effetto di quel soggiorno in un paese anglofono, dopo un po’ non corrisponde più alla realtà.

Detto questo, però, è possibile non farsi cogliere impreparati. Meglio partire dal presupposto che ci sia un test di inglese in ogni selezione: alcune aziende, infatti, lo dichiarano preventivamente perché magari hanno predisposto una prova scritta, mentre altre lasceranno che la verifica avvenga a opera del selezionatore.

Il nostro Paese registra bassi livelli di competenza sulle lingue straniere e in questo il sistema di istruzione ha la sua parte di responsabilità. Una recente indagine di EF sulla conoscenza dell’inglese ci colloca al 23° posto, tra i peggiori in Europa. È normale, quindi, che le aziende vogliano verificare una competenza che dovrebbe essere scontata, ma nei fatti non lo è.

“Nei nostri colloqui lo facciamo un po’ a sorpresa. - spiega Cristina Sottotetti, ad di Setter - A un certo punto cambiamo lingua e vediamo come reagisce il candidato”. 
“Tell me more about yourself, your hobbies and your free time” è il tipo di domanda che facciamo a chi non ha precendenti esperienze di lavoro”.

L’argomento del colloquio può diventare più pertinente al proprio background se viene chiesto semplicemente” Tell me about yourself”. In questo caso, le informazioni che si dovrebbero fornire sono relative alla formazione, alle eventuali esperienze lavorative e, non ultimo, alla descrizione del proprio carattere. Il consiglio qui è di prepararsi una mini presentazione che ponga in evidenza le competenze che più interessano all’azienda.

“Nel valutare le abilità linguistiche di un candidato - aggiunge Sottotetti - prendiamo in considerazione la proprietà di linguaggio, la capacità di essere fluenti e una nota di merito viene data a una buona pronuncia”.

Why should we hire you?" e “Why do you want to work here?” sono classici anche del colloquio in italiano, dunque prepararsi una risposta intelligente in entrambe le lingue è una buona idea.

Naturalmente le domande possibili sono infinite, qui ne elenchiamo solo una breve selezione. Ad esempio, “Are you willing to relocate?” si pone per sondare la disponibilità alla mobilità nazionale o internazionale. How do you work under pressure?” e “Do you prefer working individually or with a team?” hanno lo scopo di aiutarvi a descrivere il vostro modo di lavorare, anche se finora non avete avuto esperienze professionali.

Cruciale, infine, prepararsi per la domanda “What do you know about our company?“. Questa è la risposta che non si può davvero sbagliare, a meno che non sia stata l’azienda a fare il primo passo nel contattarvi. La domanda non viene posta a caso, ma ha il preciso scopo di verificare la motivazione del candidato, quindi uno degli aspetti determinanti nella scelta di una persona. E non ci sono scuse, visto che quasi tutto si può trovare online. Un consiglio: non limitatevi a vedere il sito dell’azienda, ma mettete il nome nei motori di ricerca e cercate anche gli articoli pubblicati sui media, vi farete così un’idea sulla sua reputazione e sulle performance ottenute.

Raffaella Giuri

28 aprile 2012

Foto di jayneandd e di wstera2


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