Alla ricerca del lavoro ideale, nonostante la crisi

La maggior parte degli italiani cerca dal proprio lavoro realizzazione e crescita professionale, ritenuti anche fattori chiave nella scelta di un’occupazione. Questo e altri aspetti interessanti emergono dal Kelly Global Workforce Index, indagine portata avanti da Kelly Services, multinazionale americana del settore risorse umane.

L’analisi, condotta su 170mila persone di 30 paesi (6mila in Italia) e riferita al periodo che va da ottobre 2011 a gennaio 2012, offre uno spaccato delle opinioni e delle aspettative dei lavoratori, in un periodo particolarmente critico sul fronte occupazione. Gli intervistati sono stati suddivisi in tre categorie, sulla base dell’età: Gen Y (lavoratori dai 19 ai 30 anni), Gen X (fascia dai 31 ai 48 anni) e Baby Boomers (49-66).

Qual è la situazione in Italia? Dei lavoratori interpellati, il 39% è soddisfatto della propria occupazione e il 44% di essi pensa che dia un senso alla propria vita. I nostri connazionali sono, però, convinti che il lavoro acquisti valore solo se finalizzato alla crescita professionale: la pensa così ben il 61% del campione. La realizzazione è anche uno degli elementi determinanti al momento di scegliere un’occupazione rispetto a un’altra. Insomma, anche in tempi di crisi, non si rinuncia a inseguire il lavoro “ideale” o che comunque sia il più soddisfacente possibile.
Per quanto riguarda la fase precedente, quella della ricerca, uno dei canali più gettonati è quello dei social network, cui si affida quasi un terzo degli intervistati (31%). Sorprendentemente, però, gli adulti sono più propensi dei giovani a cercare un nuovo impiego: 84% dei Baby Boomers (49-66 anni) in rapporto al 79% della Gen Y (19-30 anni).

La volontà di percepire il senso del proprio lavoro passa oltreconfine e accomuna anche i lavoratori degli altri paesi analizzati: la possibilità di riuscire a eccellere è fondamentale per il 74% del campione totale e quasi la metà degli intervistati (49%) è attivamente alla ricerca di opportunità di impiego migliori. La motivazione economica sembra, invece, avere poca importanza: solo il 19% dei lavoratori dichiara di voler cambiare occupazione per uno stipendio più alto. A prevalere sono altre ragioni: l’equilibrio tra vita privata e lavoro (39%), sempre più importante con il passare degli anni, e la crescita professionale (36%).

La disoccupazione e la precarietà non sembrano, dunque, spaventare chi ha un lavoro: meglio sempre e comunque essere appagati da ciò che si fa, anche a costo di avere qualche euro in meno in tasca.

Chiara Del Priore

15 maggio 2012

Foto di purplemattfish


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