L’evoluzione del colloquio di lavoro nell’era 3.0

I processi di selezione del personale, nel corso degli ultimi anni, sono profondamente mutati in chiave 3.0, favorendo quindi l’uso delle nuove tecnologie, sia nella fase di ricerca candidati sia nella fase riguardante il colloquio. Tra le nuove modalità di colloquio, alcune possono sembrare davvero inusuali, se non addirittura bizzare, come l'Aperitivo con il Direttore, o la selezione tramite chatbot, un programma di intelligenza artificiale che somministra una serie di domande ai candidati.
Ma andiamo per ordine.

Tra gli strumenti più utilizzati, almeno nella fase iniziale del processo di recruiting, c’è la videoconferenza che, ben presto, sarà chiamata a sostituire il colloquio canonico vis-à-vis. La flessibilità di questo strumento, infatti, permette a un numero sempre maggiore di candidati di affrontare le prime interviste di selezione dal proprio smartphone o tablet, riducendo di gran lunga i tempi della selezione. Entrando nel dettaglio delle video interviste è necessario fare una distinzione. Esistono due tipologie di colloqui che rientrano in questa categoria: il video on-demand e il live. Il video on-demand, denominato anche live ad una via, consiste nella semplice registrazione di un video attraverso appositi canali online nei quali si risponde a domande prefissate dagli esaminatori. Questa metodologia è apprezzata dai Direttori delle risorse umane non solo perché permette un risparmio di tempo, ma anche per la sua capacità di generare un confronto immediato tra gli atteggiamenti dei vari candidati che si trovano a rispondere alla medesima domanda. Senza contare la possibilità di riguardare il filmato in qualsiasi momento e di esaminare le risposte al fine di fugare ogni dubbio. Quando si parla invece di live a due vie si fa riferimento ad un vero e proprio colloquio effettuato tramite software di messaggistica istantanea. Il più usato è sicuramente Skype. Questo mezzo di comunicazione consente di unire la rapidità di una conversazione tenuta in tempo reale a un notevole risparmio di denaro per il candidato, che non dovrà più affrontare le eventuali spese per raggiungere un’azienda lontana. Allo stesso tempo, il non trovarsi faccia a faccia con il reclutatore può provocare minore tensione. In quest’ultimo caso, è, però, vivamente consigliato non sottovalutare l’incontro che è da considerare alla stregua di un vero colloquio di selezione. Inoltre, è opportuno essere disinvolti e professionali evitando la tendenza riscontrata in molti casi di seguire, come nei colloqui telefonici, una scaletta preparata in precedenza e ripetuta meccanicamente durante la video chiamata.

Un’altrnuove modalita di colloquioa tipologia di selezione, in voga soprattutto negli States, è l’intervista chiamata, non a caso “all’americana”. Questo metodo di recruiting prevede che ai candidati siano rivolte domande particolari e apparentemente fuori luogo, con il solo scopo di spiazzare l’intervistato e testare la sua capacità di reazione e, perché no, anche la sua vena creativa. In questo caso è opportuno rispondere sempre alle domande poste, piuttosto prendendosi qualche secondo in più per riflettere, ma evitando la classica e temuta “scena muta”.

Per molti giovani il cosiddetto happy hour o aperitivo è un appuntamento fisso nel week end; ma cosa succede se, invece di essere un momento di svago con gli amici, diviene un’occasione per trovare lavoro? Si tratta di un trend diffuso soprattutto a Londra, dove le grandi aziende, dopo una prima fase di selezione basata sui CV e cover letter, radunano i migliori candidati per la figura professionale che stanno cercando davanti ad un tavolo con cocktail e spuntini in modo da valutare sia gli aspetti personali dei soggetti sia le loro capacità relazionali e di networking. Tale metodologia non è esente da critiche, poiché, così facendo, si rischia di scegliere non il candidato con le migliori competenze ma coloro che hanno semplicemente migliori capacità relazionali. Proprio per questo motivo, le cosiddette open houses sono utilizzate soprattutto per selezionare candidati in relazione a mansioni che prevedono una prevalente interazione con il consumer e in cui le capacità relazionali dell’individuo sono fondamentali. Ultimamente, tuttavia, anche selezioni riferite a lavori nell’ambito delle nuove tecnologie utilizzano queste modalità.

Se numerose tra le migliori aziende britanniche fanno usualmente ricorso a queste tecniche, pure il Belpaese non pare rimasto a guardare. Già da qualche anno, infatti, aziende internazionali stanno organizzando appuntamenti dal titolo “Aperitivo con il Direttore” in cui neolaureati o laureandi possono incontrare in maniera informale i responsabili delle risorse umane in un bar di tendenza davanti ad un cocktail. Infine, se fino a qualche anno fa, i Google Glass, sembravano l’ultima frontiera della tecnologia e dell’innovazione per affrontare un colloquio lavorativo, oggi la vera innovazione tra gli strumenti adoperati per testare le skills di un candidato, arrivando persino a sostituire la tanto temuta figura del recruiter, è la chatbot, ovvero un programma di intelligenza artificiale che seleziona i futuri dipendenti attraverso la somministrazione di una serie di domande. Le domande vertono su diversi argomenti e sono volte ad accertare le capacità, l’esperienza e la conoscenza del candidato nel settore scelto. La chatbot, quindi, è in grado di sostenere un colloquio a tutti gli effetti e di raccontare al candidato che ha di fronte in quel momento la storia dell’azienda, la politica adottata, l’eventuale contratto da firmare in caso di esito positivo e i relativi benefit. Naturalmente, l'assunzione è ancora frutto di una decisione ''umana''; alla chatbot, per il momento, è affidato il compito di effettuare una prima scrematura, lasciando alle persone fisiche più tempo per concentrarsi sulle interviste e sulle selezioni definitive.

Federica Colucci


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