Lavoro, è iniziata la ripresa? La parola ai giovani

Secondo l’Istat, a maggio 2011 il numero totale di occupati in Italia è pari a 22mila914, per un tasso di occupazione del 56,9%. Entrambi i valori sono in lieve aumento rispetto al mese precedente: più 0,1% in tutte e due i casi. Gli ultimi dati dell’istituto di ricerca fotografano una lieve e minima ripresa. Anche per la fascia giovanile compresa tra i 15 e i 24 anni: se nel primo trimestre dell’anno il tasso di disoccupazione aveva raggiunto quota 29,6% (28,8% era quello dello stesso periodo del 2010), a maggio la percentuale è stata del 28,9%.

Sta cambiando davvero qualcosa, soprattutto per i giovani? Si fanno più o meno colloqui rispetto allo scorso anno? Job Meeting lo ha chiesto ad alcuni neolaureati che hanno conseguito il titolo nell’ultimo anno o poco prima, in corsi di laurea che spaziano dall’ambito scientifico a quello umanistico.

Veronica vive a Roma, ha 26 anni e una laurea quinquennale in Economia, conseguita ad aprile 2010 presso l’università LUISS. Il suo è un caso molto fortunato: laureata da meno di un anno e mezzo, ha fatto diversi colloqui, lavora da un anno in un importante gruppo bancario italiano e di recente è stata selezionata per partecipare da settembre a un master organizzato da una corporate university, che le darà l’opportunità di inserirsi in una prestigiosa realtà del settore energetico. Per Veronica la ripresa c’è, l’unico problema è che «l’offerta di lavoro continua a essere vischiosa perché così conviene. Questo perché ho l’impressione che valga maggiormente il principio della convenienza economica piuttosto che la valutazione puntuale della qualità del capitale umano a disposizione». Una questione figlia della crisi, che ha fatto sì che «i neolaureati si accontentassero di tutto e soprattutto di posizioni che fino a qualche anno fa non potevano essere neppure proponibili. E, invece, secondo la mia opinione, bisogna puntare in alto».

Per Rossella, palermitana di 25 anni, ma da sei «fuorisede» a Roma, dove si è laureata in Scienze della comunicazione all’università Tor Vergata, la «grande occasione» deve ancora arrivare: «Sono laureata dallo scorso gennaio, ma finora, a parte offerte di stage gratuiti, non sono riuscita a trovare nulla. Nel frattempo, per mantenermi in una città costosa come Roma, sto facendo lavoretti come centralinista o promoter, così da pagarmi almeno l’affitto e qualche spesa di casa. Secondo me la crisi c’è ancora, le aziende investono poco sui giovani e, ad aggravare il tutto, in alcuni settori, tra cui il mio, è il surplus di offerta, per cui per un tuo rifiuto ci sono tante altre persone disposte a lavorare gratis, anche se con una laurea o un master in tasca».

Paolo, invece, ha 23 anni ed è un neodottore in ingegneria meccanica presso la Sapienza di Roma. A suo avviso è ancora presto per parlare di una ripresa definitiva, perché il mercato è attualmente imprevedibile e condizionato dalle speculazioni di borsa e dalle economie dei singoli Paesi di appartenenza delle aziende. Non sempre le imprese sono disposte a investire nella formazione di «giovani talenti»: «Spesso come requisiti le aziende pretendono anni di esperienza in particolari settori; ciò è paradossale poiché, se un'azienda offre formazione, probabilmente vuole investire nel personale e mantenerlo nell'organico. Come si può essere quindi assunti se non ci sono aziende che si impegnano a istruire neolaureati ex novo? Ultimamente però sembra esserci una maggiore offerta di contratti di apprendistato e stage; quello che resta da fare al neoassunto purtroppo è «sgomitare e sgobbare» per raggiungere la conferma del posto di lavoro. Per quanto mi riguarda, a giugno e luglio ho ricevuto due offerte per stage semestrali retribuiti da aziende della provincia di Latina, la mia città, operanti rispettivamente nel settore farmaceutico e aeronautico».

Palmira è di Pescara, ha 29 anni e una laurea in lingue e letterature straniere conseguita presso l’ateneo della sua città, con specializzazione in lingua e cultura spagnola. Il suo, invece, è il classico esempio di chi ha deciso di puntare sull’estero: dopo l’ultimo esame della magistrale, conseguita a novembre 2010, è partita alla volta di Saragozza e si è messa alla ricerca di un’occupazione: «Le tipologie più frequenti di annunci che leggevo riguardavano tirocini di tre o sei mesi o contratti a tempo determinato e, in alcuni casi, indeterminato, ma, spesso, erano richiesti anni di esperienza che io purtroppo non ho. Ho avuto alcuni contatti con aziende spagnole, che, però, non si sono poi concretizzati in un lavoro. A giugno di quest’anno ho deciso di tornare in Italia in attesa del decreto per le graduatorie d'istituto, per potermi inserire in terza fascia come aspirante supplente. In questi giorni ho ricevuto altre proposte: una scuola di lingue di Saragozza, a cui avevo inviato il curriculum alcuni mesi prima, cerca una persona che faccia lezioni di italiano a un gruppo di studenti erasmus che partirà per l'Italia a settembre. Qualche giorno fa mi ha chiamata, invece, una multinazionale della stessa città per un colloquio di lavoro. Insomma, la mia valigia è sempre pronta: credo che chi ha una laurea come la mia sia un cittadino del mondo, non è possibile restare fermi alla nostra realtà locale, ma bisogna muoversi per cercare maggiori opportunità di lavoro».

A un primo sguardo, il panorama è incerto: va un po’ meglio per la facoltà scientifiche, più in difficoltà, invece, i laureati «umanistici». Per vedere se effettivamente per i giovani qualcosa si sta muovendo, bisognerà attendere i prossimi mesi. La manovra varata dal Governo ha affrontato il tema occupazione, prevedendo, tra le varie misure, incentivi per la nascita di imprese innovative, agevolazioni fiscali per l’imprenditoria giovanile e un credito d’imposta per le assunzioni a tempo indeterminato al Sud. Che sia davvero l’inizio della svolta?

Chiara Del Priore

26 luglio 2011

Foto di Artrock


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