Nuovi stage: chi è d’accordo?

Stage più corti, massimo sei mesi, ed entro un anno dalla laurea. Questi provvedimenti, che il Governo ha deciso di adottare in agosto, possono davvero aiutare, come sostiene il testo, a «pervenire a un quadro più razionale ed efficiente di utilizzo dei tirocini formativi e di orientamento, al fine di valorizzarne le potenzialità in termini di occupabilità dei giovani e prevenire gli abusi e un loro utilizzo distorto»? Ecco cosa ci avete detto.

Secondo Erika, 28enne originaria della Sardegna, laureata in scienze della comunicazione e con un master in tasca, no. «L’attuale normativa non credo inciderà positivamente sul collocamento dei giovani» afferma. «Non vincola le aziende all’assunzione, semplicemente le spinge a intensificare il turn over degli stagisti». Il problema non è risolto: un tirocinante, una volta terminata la sua esperienza, viene semplicemente sostituito da un altro, senza grandi speranze di un successivo inserimento lavorativo.

Fabrizio, 25 anni, di Napoli, sta frequentando un corso di laurea specialistica della facoltà di economia ed è, invece, favorevole al limite temporale: «Credo che il nuovo decreto porterà a ridurre l’incertezza nella durata degli stage, così che i giovani possano meglio organizzare i propri programmi futuri». Una volta terminati gli esami del suo piano di studi, anche Fabrizio intende percorrere la strada dello stage, a suo parere «strumento di incontro profittevole tra i giovani e le aziende, purché considerati una risorsa e non forza lavoro a basso costo».

Lucia ha 28 anni e una laurea specialistica in ingegneria chimica. Non condivide il limite temporale dei 12 mesi dalla laurea per lo svolgimento di uno stage: «perché ci sono moltissime persone che, per qualunque motivo, hanno difficoltà a trovare un lavoro entro i primi 12 mesi dalla laurea, quindi non hanno esperienza e nessuno li assumerà mai! Soprattutto se non hanno la possibilità economica di migliorare la propria preparazione con un master». Le disposizioni contenute nella circolare permettono comunque a disoccupati (chi ha svolto in passato un lavoro, anche se in quel momento non ha un’occupazione) e inoccupati (chi è alla ricerca di un lavoro da più di dodici mesi, non ha mai lavorato in precedenza, ed è iscritto a un centro per l’impiego, come del resto i disoccupati) di effettuare stage.

Per Michela, pugliese di 28 anni, «emigrata» a Bologna per motivi di studio (ha conseguito la laurea triennale in economia e marketing e frequentato un master in gestione d’impresa), la soluzione non è nella legge. «La mia opinione è quella di non modificare la norma degli stage, ma di apportare delle modifiche ad altri strumenti, che consentano all’impresa di non avere continuamente stagisti, ma di investire nella formazione delle risorse umane», spiega.

Paola, 24enne di Latina, neolaureata in scienze della comunicazione e alla ricerca di un lavoro, considera lo stage «uno strumento purtroppo indispensabile per poter compiere un'esperienza lavorativa e, successivamente, lavorare ottenendo retribuzioni economiche più soddisfacenti. Dico "purtroppo" perché lo stage è, a mio parere, quanto di più demotivante possa esistere per un giovane: contratto a tempo più che determinato e lavoro sottopagato. Questa seconda caratteristica, in particolare, non si trova da nessuna parte all'estero: in Belgio, ad esempio, uno stagista deve ottenere un minimo sindacale di mille euro al mese!! A ben vedere, c'è un'enorme differenza. Posso sembrare un'idealista, ma per me il giovane ha diritto fin da subito a farsi una vita, ad avere quindi una retribuzione decente e un contratto di lavoro dignitoso, senza dover pesare sulle spalle della propria famiglia fino all'età media di trent'anni!».

Bisognerà attendere per vedere come reagiranno i soggetti direttamente coinvolti e se ci saranno cambiamenti effettivi nella tipologia di offerte di lavoro. Ricordiamo che uno degli obiettivi del provvedimento è quello di favorire, ad esempio, i rapporti di lavoro come l’apprendistato. Lo scorso luglio, infatti, l’esecutivo ha approvato un Testo Unico che ne identifica quattro categorie e punta a farne la principale modalità di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Chiara Del Priore

27 settembre 2011

Foto di Skyfaller


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